28.10.08

28.10.08 Le ripercussioni della crisi finanziaria sul mercato dell’arte.

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Ci si interroga sulle ripercussioni che questa crisi finanziaria potrebbe avere sul mercato dell’arte...

Come scriveva Paolo Manazza sull'inserto economico del Corriere della sera, l’effetto più facilmente prevedibile sarà un considerevole incremento dell’offerta di opere, il che potrebbe in qualche modo correggere le storture di un mercato “drogato” come quello internazionale. Un mercato sovraffollato d'autori “inventati a tavolino”, produttori di opere dai prezzi esorbitanti, per nulla avvicinabili alle quotazioni di artisti nostrani di grande valore.

L'arte contemporanea costa così tanto perché?

Ieri l’esperto di economia dell’arte è tornato sull’argomento evidenziando i primi tangibili effetti della crisi stessa, che sembrerebbero confermare le sue previsioni: un ridimensionamento significativo delle quotazioni di un mercato da tempo “drogato” e la valorizzazione della qualità a discapito della pubblicità. Tre, in particolare, i fenomeni degni di nota. Nel week-end del 17-19 ottobre si è registrato, nelle aste londinesi, innanzitutto un significativo incremento del numero di opere rimaste invendute (ben il 30 % nella Evening Sale d’arte contemporanea di Sotheby’s e il 45 % da Christie’s). In secondo luogo, si è avuto un drastico abbassamento dei prezzi: i quadri venduti in diversi casi hanno superato di poco le riserve, che, peraltro, erano già state abbassate prima dell’inizio delle vendite e in genere non hanno raggiunto il minimo delle stime. In terzo luogo, si è riscontrato l’andamento in contro tendenza delle opere di artisti italiani del ‘900 (soprattutto Fontana, Pistoletto, Pomodoro, Consagra e Capograssi). Sotheby’s ha avuto, per tali articoli, addirittura il 94 % delle vendite. Si pensi soltanto che nelle cinque aste di Londra i prezzi di Fontana hanno quasi doppiato quelli di Andy Warhol.


E' forse il momento degli appassionati?

Si fanno speculazioni sul mondo dell’arte, nel senso di pronostici, ma il settore è molto più difficile da decifrare di quanto non si creda. Senza dimenticare le sorprese inaspettate che può offrire questo mercato. Intanto perché i super ricchi (es. russi \ cinesi), non "sembrano"essere toccati e poi perché la cultura delle celebrity e del voler possedere per essere, non è mai stata così alta. Le ultime aste insegnano. Anche se... la crisi dovesse avere le ripercussioni che tutti temono sull’economia reale, gli scenari che potrebbero configurarsi - anche nel mondo dell’arte - non sono prevedibilissimi. Anche ad Hong Kong la crisi attuale si ripercuote sulle vendite dei manufatti di arte cinese. In calo all'asta di Hong Kong i pezzi di ceramica imperiale cinese, quadri e pezzi di alta oreficeria. L'ammontare del ricavato dell'asta è di circa 140 milioni di dollari negli ultimi due anni, pari la metà dei ricavi preventivati.

Dove sta la verità?


13 commenti:

  1. Nulla di nuovo, cari miei. Il fatto stesso che autori ampiamente (e disonorevolmente) ipervalutati come Pistoletto, Capogrossi, Fontana siano stati i più "battuti" all'asta di Sotheby's dimostra che niente sta cambiando se non lo sposatamento degli interessi da fenomeni di un certo nome a fenomeni(ni) di altro.
    L'inconsistenza artistica rimane, così come la costruzione delle carriere a tavolino da parte dei più politicizzati.
    Nulla di nuovo quindi. I prezzi stanno calando un po' per far fronte all'immagine della crisi che, ovviamente, non tocca chi spende in Arte ma che danneggia il look dell'investitore in questi tempi così grami.
    Calano quindi le quotazioni, ma poi rialzeranno.
    Il Sistema è come quello dell'edilizia. E' un bene rifugio raramente soggetto a deprezzamento. Nel senso che si parla di trend negativo non quando i prezzi calano, ma quando non crescono più come prima. In termini di analisi matematica si direbbe quando la derivata tende a zero.
    E poi l'articolo proposto continua ad affrontare il tema dell'Arte in modo antico, secondo me.
    Cosa significano termini come "qualità", "valore" se applicati ad una produzione artistica? Cos'è "qualità", come la misuri? In termini di ore lavoro, materiale impiegato, soggetto? E' più di qualità una fotografia o un quadraccio di Capogrossi? Chi sono gli artisti nostrani di grande valore? Quelli a loro volta "drogati" dalle gallerie compiacenti o da curatori a stipendio di istituzioni politicizzate?
    Meglio la droga internazionale, meglio i tavolini internazionali che quelli nostri. Almeno lì non arrivano le pastette politico/familiari che "valorizzano" gli artisti qui da noi.
    Il mondo dell'Arte da sempre si basa sulla pubblicità e non sulla sostanza se mai ve ne è. Picasso ne è un esempio, pur nel grande valore di alcune sue opere. I grandi maestri del Rinascimento venivano corteggiati (è proprio il caso di dirlo) da corti reali pronte ad elargire compensi e vitalizi (o temporizi) per avere l'opera di proprietà. Quanti allievi che contribuivano a fare le opere firmate dai grandi, poi sono sopraggiunti a notorietà?

    Concludo affermando che nulla cambierà e che coloro che sapranno meglio promuoversi, a patto di dare un 50% di sostanza al loro lavoro, emergeranno. Mentre gli altri, i romantici, i sognatori, i filosofi, gli hobbisti, i dopolavoristi, i paesaggisti, i ritrattisti, gli ombreggiatori e tutti coloro che continuano a fare cose ormai inutili e lacere, finiranno per avere il proprio piccolo mondo antico e morire coperti dalle loro stesse tele che nessuno avrà conosciuto.
    Una tela ad olio li seppellirà.

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  2. Ormai l'immagine è tutto, chi meglio si sa proporre sopravvive (e anche bene!), Picasso e Dalì ne sono l'esempio, ma sono pochi gli artisti che hanno avuto successo meritato in vita. Hai ragione Fucsiaman quando affermi che certi artisti sono sopravvalutati e che altri, rinchiusi nel vecchio stile, prima o poi... "Una tela ad olio li seppellirà"... ma devo dire che il pensiero espresso dall'artista Fausto Fabiano fa riflettere "Fuori dallo squallore delle biennali, triennali, dai deserti di certa arte d’avanguardia e tant’altro, ci sono grandi pittrici e pittori sconosciuti, che lavorano per passione con somma maestria senza riuscire a guadagnare un euro, mentre nelle aste mondiali vengono vendute a milioni di euro opere illusorie e inconsistenti."

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  3. Per rimanere in tema di arte e crisi economica, sentite questa notizia che riguarda il mercato delle aste. Sotheby’s ha ritirato dall’asta del 3 novembre il quadro di Picasso “Arlequin”, dipinto che avrebbe dovuto essere uno dei pezzi forti dell’importante serata che apre la stagione autunnale. La decisione è stata improvvisa e ha generato non poche preoccupazioni. Le ragioni sembrano essere private, ma dato che l’opera vale circa 30 milioni di dollari, c’era il timore che non si riuscisse a raggiungere il prezzo d’asta. Da settimane infatti circolavano queste voci, vista la situazione dei mercati finanziari. Il quadro era di proprietà del pittore surrealista Enrico Donati, che lo aveva comprato negli anni Quaranta per 12 mila dollari, catturato dalla vista del dipinto.

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  4. Si Federica, l'avevo vista anche io e postata sul blog I-I indipendentemente dal tuo meritorio intervento.
    Artisticando: Fausto lo conosco abbastanza, fa quindi presente una situazione onesta e limpida. Ovvero NON il rifiuto aprioristico del mercato di trattare autori sconosciuti, quanto la mancanza di possibilità che si da ad essi di mostrarsi al "mercato". Semplicemente il Mercato manco sa che esistono. Come fa a vagliarli?
    Le due cose sono differenti.
    Il Mercato dell'arte non ha preferenze, non ha valori, vende ciò che rende. Se nelle aste vengono vendute opere che non valgono (in qualche senso di questo termine) evidentemente esse hanno valori di altro tipo. Uno di essi è quello feticistico, altro è quello che nel sistema consolidato certi autori aumentano di prezzo e si va nell'investimento.
    Insomma, se gli autori citati da Fausto avessero le loro carte da giocare, sono sicuro che, lo stesso, non più del 20% avrebbe successo. Ma perchè in fondo dobbiamo accettare che non ci sono scale di valori e che tutto è valido se ha la dignità di rappresentarsi come opera d'arte (con i famosi tre punti dame promossi ogni volta).
    Sul sito di Equilibriarte, a cui sono iscritti migliaia di artisti, ho visto forse solo una decina di autori che meriterebbero una ribalta diversa. E lo dico io che sono di bocca abbastanza onesta. Figuriamoci cosa dice un curatore intellettualoide.
    Sono altresì convinto (forse non in Italia ma altrove si) che chi ha gli elementi per emergere, bene o male riesce a farsi vedere.
    Poi, come vedete, gli autori trattati alle aste sono ormai cenotafi di se stessi. Opere epigone. Multipli involontari. Le aste non leggono l'arte. Inutile andare lì per capire come va il mondo dell'arte.
    Ma anche inutile piangere sui nostri autori "incompresi". Quanti di loro riescono effettivamente a dare un senso contemporaneo e compiuto alle cose che fanno?
    Io stesso, quanto sono "avanguarde" e quanto devo al passato? Eppure non mi lamento. Denuncio, sì. Osservo, analizzo. Ma non sono invidioso dello squalo di Hirst, proprio perchè lui lo ha fatto e io manco ci avrei pensato. Ecco cosa è l'arte. Qualcosa di conosciuto, espresso in modo diverso. Chi arriva prima vince.

    Sono magari indignato della mostra della Lollobrigida a Pietrasanta, con tutti i patrocinii. Opere indegne di ogni epoca, forse neanche fatte da lei (....), un classicismo di quarto ordine senza rimpianti. Allora si che mi incazzo. ma poi penso che al posto suo l'avrei fatto anche io. In fondo siamo animali da palcoscenico e la ribalta ci tenta sempre troppo....

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  5. Chi compra arte...
    difficilmente sente la crisi...

    SEMPRE e soltanto a mio modestissimo parere!!

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  6. Fedex ci credo, è proprio in questi momenti che c'è chi,si approfitta della situazione!!!

    Hanno avuto una fifa incredibile...ma dipende sempre, dalla base d'asta!!!

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  7. Si fanno speculazioni sul mondo dell’arte,come del resto le speculazioni in Borsa........questi settori sono molto difficili da decifrare ed appartengono
    ad un settore molto molto elitario.....Io però l'Arlequin l'avrei acquistato!!!!

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  8. E allora vi domando: che differenza c'è tra l'Arlequin di Picasso e un poster dell'Arlequin di Picasso?
    Tutta qui le genesi del mercante d'arte, basata su due punti fondamentali:
    - unicità del pezzo
    - fisicità dello stesso

    Il resto non conta. Ci metteremmo in casa quel pezzo non per il soggetto, perfettamente inutile sia come fatto artistico che tecnico (altro è Guernica) ma per il fatto che proviene dalle mani di Picasso. E' stato toccato da lui. Fatto da lui. Un poster che rappresenta la stessa identica immagine e forse meglio, non dà niente di simile.
    Il valore di un'opera, nella concezione classica dell'arte e del mercato, non dipende quindi da ciò che vi è rappresentato ma da chi lo ha fatto. Esclusivamente da quello. Ci sono composizioni di Jorrit Tornquist che qualsiasi rivenditore di mattonelle (Appiani) può rifare o inventare. Semplici colorazioni di quadrati 10x10 in composizioni di 5x5. Nulla di più. Provini per tinteggiare le facciate. Eppure hanno un valore perchè sono cose fatte da chi ha prima fatto altre cose e poi ne ha fatte altre, riconosciute importanti da qualcuno.
    Il valore quindi si decontestualizza di fronte al tempo ed alla sua astanza. Un'opera d'arte vale a prescindere da cosa è e da quando è. Vale e basta. Come possa valere un autografo.
    Ma se il soggetto e l'oggetto stesso non dimostrano valore, non dimostrano nulla di efficace, emotivo, originale o comunque artistico, perchè non sostituirli con le fotografie degli stessi e spendere molto meno?
    Eppure siamo pieni di riproduzioni più o meno autorizzate della Marylin di Warhol. Perchè? Forse perchè già l'opera meritoria di Warhol presupponeva l'esistenza di una ripetizione del "pezzo unico" (e quindi ci si fa meno brutta figura a mettersi in casa una riproduzione)?
    A prescindere dalle speculazioni di "borsa artistica", necessarie a tenere al riparo dagli eventi i capitali dei ricchi orientali, assistiamo ad una impotenza del fruitore a dare un equo valore alle cose d'arte. Dove per "equo" intendo perlomeno "possibile". Quale valore hanno quindi una plastica bruciata o un paesaggio ad olio di Rosai? Come fare per graduare in una scala pur necessaria la quotazione dell'uno rispetto all'altro? Quali sono i requisiti che un lavoro d'arte deve avere per essere considerato "di valore"? Chi distribuisce la patente di valorizzazione? La pubblicità, la notorietà o l'essenza delle cose fatte?

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  9. L'arte non dovrebbe avere prezzo, dovrebbe essere espressione del proprio essere, belle parole!
    ...ma bisogna anche vivere o cmq qualcuno deve vivere grazie alle tue opere è l'amara realtà di questo mondo!

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  10. Chi assogetta la propria arte al mercato, per necessità, non sarà mai libero. E' una regola di vita. Ecco perchè molti artisti sono squattrinati: perchè non vogliono dividersi a fare un altro lavoro oltre all'artista (bella vita eh) e giustamente non vogliono venir meno alle proprie esigenze espressive. Il risultato è che fanno cose personali ed oneste intellettualemente ma non riescono a campare.
    Persone come Possenti, Schifano, Kostabi, Talani, Adami, Liechtenstein stesso e quanti altri ancora, hanno scelto il mercato all'intelligenza. Non esiste via di mezzo. O sei ricco o fai un altro lavoro o fai l'epigono di te stesso.
    "Il mercato è l'inferno paradisiaco di ogni artista"

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  11. La tua ultima frase fucsiaman riassume tutto!

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  12. mi complimento con tutti gli autori dei commenti e li invito non solo a visitare ma anche -se lo desiderano- collaborare al sito che dirigo. www.ArsLife.com nell'eventualità contattate la redazione o me direttamente. paolo manazza

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  13. Grazie Paolo complimenti per il tuo sito che personalmente seguo con molto interesse!!

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