21.5.09

21.05.09 Remo Bevilacqua il Forminformalismo...


Il Forminformalismo nell’arte pittorica di Remo Bevilacqua (ed il sorriso del gatto in “Alice nel paese delle meraviglie”).

In “Alice nel paese delle meraviglie”, Lewis Carroll ad un certo punto descrive un gatto il quale pian piano scompare lasciando di sé visibile, per un po’ di tempo ancora, soltanto il “sorriso”. Dopodiché, la ragazza precipitata d’un tratto (per aver istintivamente inseguito un coniglio parlante) in un mondo dove tutte le leggi fisiche date per scontate sembrano essere stravolte, osserva fra sé e sé: «Beh! Mi è capitato spesso di vedere un gatto senza sorriso, ma un sorriso senza gatto! È la cosa più curiosa che abbia visto in vita mia!» Ecco, penso che non esista metafora migliore di questa attinta dalla suggestiva opera del matematico-scrittore inglese dell’ ‘800 per sintetizzare l’essenza della “filosofia” che sta alla base della complessa opera di Remo Bevilacqua, pittore lucano residente a Policoro. “Forminformalismo”, è il nome che egli ha volto dare alla sua originale maniera d’esprimersi, premurandosi di fissarne le basi teoriche (come si è soliti fare quando si ambisce a tentare una esegesi del mondo) in una sorta di “manifesto”. Il concetto di “non-forma”, inteso come “negazione assoluta della forma” non ha senso – sembra voler trasmettere Bevilacqua –; altrimenti del significato profondo dell’arte si andrebbe a perdere la parte più importante. Come dire, traslando il problema in campo filosofico, che il “non-essere” è inconcepibile, in quanto il solo nominarlo, oltre a far emergere un ambiguo limite, lo renderebbe “qualcosa” di autocontraddittorio, che “c’è” e “non c’è” allo stesso tempo. In sintesi, per il giovane artista (e “figlio d’arte”, che va a convalidare l’intuizione schopenhauriana per cui certo genere di talento s’eredita principalmente da parte materna) la “forma” è quel che, degli oggetti e del mondo in genere, ci appare “di volta in volta”; dunque, tutto quanto ricade sotto la categoria della temporalità. L’“informe”, invece, è «ciò che non è razionalmente definibile»; è quell’ “essenza” (altrimenti detta “realtà fondamentale”) delle cose che può fungere da sintesi in ogni “cambiamento”: o – detto in altri termini – da “punto fermo”, inconoscibile razionalmente, di quelle che egli chiama “metamorfosi”: ovvero, un susseguirsi di “immagini” (di qui, l’importanza del disegno, nel suo “modus operandi”) le quali restituiscono aspetti sempre parziali, ma significativi, di ciò che non sarebbe altrimenti esprimibile nella sua reale natura affatto olistica. Cosicché, le “forme informi”, volendo essere un po’ altisonanti, rappresentano quasi uno sguardo sul presente (fluido, inafferrabile frontiera di separazione fra passato e futuro) gettato dall’ “eternità”. Ma ritorniamo, ora, all’incipit di questa breve analisi. Ebbene, chiediamoci: cos’è un sorriso? Di certo non è una “bocca che sorride”; quest’ultima, assimilabile a mera forma. Un “sorriso” è certamente qualcosa di più astratto e fondamentale: una “non-forma”, appunto, nell’accezione in cui Remo Bevilacqua intende tale termine, che – lo ripeto – sta a designare un “quid” non identificabile attraverso le mere leggi della logica, ma tuttavia indispensabile ai fini di una comprensione esaustiva del mondo, alla quale si può giungere solo attraverso i territori inesplorati dell’arte. La “forma-non forma” può essere dunque definita, in estrema sintesi, il “sorriso” che la forma lascia dietro di sé quando scompare. Bevilacqua, il quale ha già ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica che conta, sta attualmente lavorando all’allestimento di una mostra. A cura di Gianrocco Guerriero.

Continua così con l'artista Remo Bevilacqua la serie di interviste lanciate sul nostro gruppo di Facebook "Arte Antiquariato Arredamento Design Vintage"

D- Cos'è per te l'Arte?

L'arte è la rappresentazione forminformale della propria esperienza nel e col mondo, in cui tutto ha forma.

D- Che stili e movimenti artistici ti hanno più influenzato nel tuo percorso evolutivo?

Ho attraversato, interpretando, tutta la storia dell'arte, fino a giungere a pollock grazie alla cui astrazione ne ho studiato l'essenza concludendo che la non-forma non esiste fino ad approdare all'ideazione del forminformalismo da me ideato.

D- C'è un filo conduttore nei messaggi che trasmetti attraverso le tue opere?

Il filo conduttore è l'esperienza conoscitiva e trasudata fra me e l'opera d'arte che trasmette messaggi di un tentativo di soluzione.

D- Come definiresti il rapporto tra Arte e Bellezza?

L'arte è bellezza.

D- Come vedi l'evoluzione dell'arte contemporanea?

Noto molto disinteresse nei confronti dell'arte, oggi! Il forminformalismo in arte rappresenta una vera rivoluzione del concetto di forma e del gusto estetico, ma ancora pochi colgono l'attimo evolutivo della storia dell'arte e delle rappresentazioni forminformali nella società dell'arte contemporanea.

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