8.8.08

Danilo Verticelli artista creativo



Danilo Verticellinasce a Roma nel 1963 studi liceali laureato a Pisa in ingegneria edile - urbanistica nel 1991, si dedica all'architettura ed alla pittura, fin dai primi anni di professione abbracciando le nuove tematiche postmoderne sulla base delle ricerche filosofiche iniziate da Jacques Derrida, sulla decostruzione nella letteratura e nell'arte (pittura e architettura). Nello stesso tempo prosegue la propria ricerca basata sulle problematiche dell'interpretazione, sulla semiologia e sull'ermeneutica della visualità.

Da Babele Arte:
"Quella di Verticelli non è un arte che ha come scopo la ricerca l’acquirente, ma intende interrogare con forza la persona, l’essere umano che si sente parte di una società civile. E non si limita a risolvere la propria provocazione nella semplice evidenza iconografica, ma elabora un sistema espressivo complesso e articolato nei suoi equilibri segnici e cromatici. Questo sistema di “relazione” tra elementi formali, appartiene ad una sensibilità visuale assolutamente attuale, perfettamente dentro i linguaggi della ricerca artistica d’oggi. Per questa ragione pensiamo che la grande differenza qualitativa di questo modo di “fare arte” stia esattamente nella capacità di coniugare alla forma della modernità, un pensiero credibile e condivisibile sulla stessa modernità." (Antonio Zimarino)

«[...] è stato uno dei protagonisti del Decostruttivismo italiano degli anni '90. Il suo modo elegante di vivere si riflette nella sua pittura. L'eccellente tratto del disegno è su impianti intellettuali e arditi. Il colore è gentile ma caustico. Ad oggi, una delle speranze della Pop Art.» (Enzo Neri, 2005)

Per informazioni:
Danilo Verticelli Facebook


Post realizzato da myArtistic Blog Design Atelier creativo di Padova che oltre a gestire un blog d'Arte e Design realizza decorazioni su mobili antichi restaurati e crea pezzi innovativi con arte, design e tecnologie all'avanguardia. Contatti: www.myartistic.it info@myartistic.it

7 commenti:

  1. Bella tela in puro stile pop, “colore e significato”. Questa tela fa riflettere sulla nostra tragica situazione di “animale consumistico”, sull’alienazione umana e sulla globalizzazione economica. L’arte contemporanea è significato ed espressione? L’outing del ministro della Cultura e dei Beni Culturali Sandro Bondi che ammette in un’intervista: ”Coltivo la mia spiritualità con molta fatica e molte contraddizioni.- dice il ministro che sentenzia – “Viviamo in un’epoca priva di spiritualità e, dunque, di bellezza. Come Ministro sono determinato a custodire e conservare tutto il valore artistico che ci viene passato. Ma vorrei anche riuscire a promuovere e sostenere nuovi artisti. Faccio fatica a trovare segni di bellezza nell’arte contemporanea: se visito una mostra faccio come molti, fingo di capire. Ma sinceramente, non capisco”.
    L’Arte moderna, ha tutto fuorché la celebrazione del senso estetico? L’arte è bellezza?
    Una domanda alla quale hanno provato a rispondere coloro che hanno scritto trattati di filosofia estetica, almeno fino alla fine del secolo scorso, in quanto con le avanguardie artistiche (cubismo, espressionismo, ecc.), la pittura astratta, la negazione dell'arte ad opera del movimento dadaista, i tagli sulla tela e l'arte moderna in generale hanno reso quasi impossibile una classificazione dell'arte, e soprattutto separare l'arte dalla non arte.
    L'arte non è tutta bella come un prato fiorito, poiché alcuni artisti rappresentano le angosce e i problemi del loro tempo con mucchi di rifiuti, plastica bruciata e foto di cadaveri in fosse comuni. L'arte non è tutta comprensibile, a differenza di opere del passato come il David di Michelangelo: scarabocchi, rumori strani e pareti rivestite con pentole bucate e tinte di verde si presentano nei musei agli occhi dei visitatori sconcertati, al posto di quadri e statue. Bastano pochi spiccioli per farsi fare un ritratto o comprare un paesaggio dipinto ad olio, e poi una tela con qualche schizzo di colore apparentemente casuale vale una fortuna. Infine, una delle linee di pensiero predominanti è quella che considera l'arte soprattutto dal punto di vista del suo impegno sociale, la cosiddetta "arte impegnata", la quale deve denunciare i mali della società, deve essere vera, propositiva, o addirittura diventa una esclusività dei movimenti ecologisti, pacifisti, di sinistra, e così via. Ammetto che la definizione standard da vocabolario del termine "arte" sia restrittiva, quindi anche inesatta, ma questo non significa, a mio parere, che l'arte sia allo stesso tempo tutto e niente, che niente possa essere definito arte e che tutto sia arte, perché in questo modo si rinuncia in partenza alla ricerca estetica, e ci si deve fidare di quello che ci dice il vicino di casa, delle quotazioni raggiunte alle aste, nonché del professore di disegno con l'esaurimento nervoso. Il risultato è un clima in cui nessuno ha il coraggio né di proclamarsi artista, né di criticare l'arte altrui, in quanto c'è una gran confusione, senza inizio, né fine, né logica alcuna. L'unica cosa che si sa è che i quadri e le statue antiche sono arte di certo, che a rifarle uguali ora non è alla moda e d'altronde se inventi qualcosa, questo non sarà considerato un gran che, almeno finché non sei morto. Questo significherebbe, in altre parole, che una volta c'erano un sacco di grandi artisti, e oggi l'arte non la può fare più nessuno, perché non nascono più i "geni". Allora l'arte antica è migliore di quella attuale? L'arte contemporanea, oltre ad esistere, è prodotta da più persone, e non è così diversa da quella antica, in quanto l'arte è un prodotto dell'uomo per l'uomo, e non mi risulta che la gente nasca diversa da come nasceva in passato. E' vero comunque che l'arte per gli uomini primitivi era vita quotidiana, non c'era distinzione tra artisti e non artisti, la gente si abbelliva la grotta con i graffiti, si faceva i vasi, eccetera. Così nelle diverse epoche e società l'arte è stata unita alla religione, alla vita quotidiana, al potere, eccetera. Questa comunque è storia, che va conosciuta ma non ci deve legare o far travisare la contemporaneità: oggi il concetto di arte è separato dagli altri, quindi quello che a me interessa focalizzare è il concetto di arte dell'uomo moderno occidentale, senza evocare né gli uomini primitivi, né gli esperimenti d'avanguardia contemporanei che, essendo esperimenti, saranno valutabili obiettivamente solo tra decenni. L'arte per alcuni è "la vita come dovrebbe essere", ossia l'arte viene considerata alla stregua di una religione, o di politica. Per altri l'arte è "qualsiasi cosa nell'universo che non sia natura, ma prodotto dell'uomo", inserendo nel campo dell'arte anche la risoluzione di una equazione e i lavori ripetitivi degli operai nelle catene di montaggio, cose certamente non naturali e prodotto dell'uomo. Altri specificano anche che "se l'arte non è funzionale, è vandalismo tollerato", escludendo quindi tutto ciò che non è commissionato o inserito nel processo produttivo, dipinti di Van Gogh compresi. Altri definiscono arte "qualsiasi stimolazione che provoca una emozione", dimenticandosi che in questo caso arte potrebbe essere la grandine, la cui stimolazione certamente provoca una emozione, ma è un prodotto naturale e non l'opera di un artista.
    Tra le risposte, un certo Andy R. scrive che "l'arte è il caos totale, è tutto e niente ".

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  2. Per me, e ringrazio fedex del buon commento lasciato sul blog di artisticando, l'Arte è un meccanismo, ovvero presuppone una volontà cosciente di trasferire il proprio messaggio (emozione o concetto, sentimento o raziocinio) ad un fruitore attraverso un media.
    Nulla di più e nulla di meno.
    L'Arte è quindi tutto ciò che parte dalla ragione, attraversa il sistema tattile e sensibile e si deposita nel cervello di chi la fruisce.
    Non è artigianato (dove manca la ragione del fare che non sia fine a se stessa), non è design (dove la ragione del fare deve essere funzionale all'esistenza stessa dell'oggetto), per alcuni versi non è neanche la pubblicità (dove la ragione del fare è finalizzata ad altro e non all'opera stessa).
    Occorre quindi che l'opera d'Arte viaggi da sola, significhi se stessa, non serva ad altro.
    Paradossalmente neanche un paesaggio potrebbe essere Arte in quanto non c'è una preponderante volontà di trasferire un ragionamento o un'emozione, ma quella di "riprodurre" l'esistente, pur se filtrato dal proprio modo di interpretare le cose.
    Si trasferisce se stessi agli altri e il fine di tutto è il trasferimento stesso.
    In questa definizione ci sta tutto.
    Non mi creo problemi quindi di cosa sia Arte o se essa possa essere rappresentata nelle forme più semplici o più criptiche.
    Si hanno sempre dei codici di interpretazione. Più immediati quelli che fanno ricorso a simboli o icone o linguaggi noti (come ciò che faccio io ad esempio o molto del figurativo), più nascosti quelli che esplorano altri campi sensibili per metafore.
    L'arte in fondo si divide tra metafore (arte astratta, arte povera, arte concettuale) e metonimie (arte figurativa).
    Tutto quindi viene utilizzato per dimostrare e mostrare ciò che si ha in mente.
    Come si può dare valore a una figura e disprezzare allora un Burri?
    Tutto ha dietro qualcosa.
    Viceversa l'Arte deve finalmente liberarsi dalla dittatura della bellezza. Sia perchè la belezza ha canoni pressochè personali e se sono condivisi è allora frutto di indottrinamento di massa, sia perchè nessuno ha mai detto che la venustas, elemento fondamentale dell'Arte antica, nella quale però esistevano dei "canoni" ben codificati di bellezza, sia per forza da applicare all'Arte odierna o comunque contemporanea.
    Se allora nel tutto ci sta il tutto, la domanda sottintesa dell'intervento di fedex è: come dare il giusto valore all'opera d'Arte?
    La risposta non sottintesa è che l'opera d'Arte non ha un "giusto" valore, ma ne ha di più di un'altra se riesce a convogliare l'interesse emotivo e concettuale del fruitore più di quell'altra.
    Il valore EStrinseco dell'opera d'Arte sta quindi nel risultato e non nel percorso del suo divenire.
    Il suo valore INtrinseco invece sta proprio nel percorso che la porta ad esistere.
    Capirete da voi che le due cose sono abbastanza antitetiche e su questa base sarebbe bello cominciare a dividere gli autori tra intrinsechi ed estrinsechi, come gioco estivo.
    Poi c'è il valore del Mercato, che segue meccanismi diversi e molto è funzione della diffusione del nome, della sua pubblicità, del coagularsi intorno ad esso (per i più svariati motivi) dell'interesse delle firme curatoriali che contano.
    L'Arte quindi, e per me, è esattamente l'opposto del Caos in quanto la casualità è l'ultima delle doti che io riconosco ad un'opera d'Arte.
    Tra le definizioni di Arte citate da fedex manca sempre qualcosa.
    Nella mia c'è proprio tutto, ma non ne faccio un merito. Solo un'analisi.
    Grazie.

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  3. Grazie a te Fucsiaman, per la tua analisi, ma sei sicuro che l'Arte sia ordine e controllo! L'ordine è ciò che ha fine ciò che è ovvio provato, spiegato e risolto, mentre il Caos è infinito è genio è esregolatezza, l'Arte a parer mio è sentimento e anche un' po' istinto. L'idea di trasmettere le proprie sensazioni, una parte di sé in una tela... in un blocco di materia è unica è inspiegabile.
    L'arte ora è finalmente libera da concetti rappresentativi quali il naturalismo e il razionalismo!!!
    Qualcuno si chiederà se un quadro di " Fontana" ... un taglio su una tela ... è arte???
    Lucio Fontana nega qualsiasi immagine dello spazio rappresentato dalla pittura e dalla scultura tradizionale. Come pittore riesce ad andare oltre la pittura, oltre la tela, sonda l'area al di fuori del quadro che è pure esso una parte di spazio. Annulla la pittura: colora in forma monocroma la tela e poi, con cura, la trafigge con un punteruolo.
    L’artista distrugge anche gli schemi della scultura classica: modella grosse sfere e poi le spacca, entrando così in un'altra dimensione spaziale. Nella fine degli anni ’50, Fontana realizza nuove tele, sempre in unico colore, e le fende con un taglierino. Questi tagli su tela, denominati ”Concetti Spaziali – Attese” diventano il simbolo dell’Arte Moderna Italiana nel Mondo. Il taglio è un gesto che attraversa la tela, impiega un tempo di percorso, ovvero un’attesa, ed afferma una continuità tra lo spazio esterno ed interno al piano. La lama di Lucio Fontana è, inoltre, simbolo di istinto sessuale maschile che attraversa l’intimo femminile (tela) e da questo incontro d’amore si genera un nuovo spazio.
    Con tali gesti netti e decisi, l’artista ha disintegrato la finzione spaziale della pittura e della scultura, annullando, così, una finzione, Fontana mette in luce una nuova realtà. Il taglio sulla tela è, senza dubbio, un simbolo nel simbolo: la volontà di “tagliare” le radici a tutte le tradizioni a cui l'arte era legata.

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  4. Si, fedex. Contrariamente a quanto molti dicono in giro, Fontana è Arte. Ed è anche Arte ragionata. Il suo taglio è l'espressione della necessità di superare la bidimensionalità della pittura tradizionale, del fare Arte tradizionalmente, senza però scegliere la scultura. Ha un suo bel perchè, grande come una casa.
    Quindi è un'azione ben ragionata, elaborata ed alla fine espressa con un gesto apparentemente emotivo ma che ha la sua coscienza e quindi la sua radice razionale.

    Intendiamoci, io non parlo di "Arte ragionata", ma dico solo che qualsiasi atto artistico deve avere un incipit di ragione (concetto, elaborazione mentale, messaggio, ecc) fuori del quale l'Arte rimane un puro fatto casuale, estetico ed esteriore, ma non un processo cosciente.
    Il risultato può anche essere artistico ma non credo che alcuno dei veri artisti conosciuti (e non) abbia mai realizzato un'opera senza avere un motivo per farlo.

    Il motivo è quindi la "ragione" che ci fa prendere e realizzare cose belle o brutte, comunque artistiche.
    E quel motivo, la ragione per cui si fa, è ciò che differisce l'Arte dalle altre forme artistiche.
    La ragione dell'Arte è se stessa.
    Il cerchio deve chiudersi sulla stessa opera d'Arte. L'Arte non può e non deve servire ad altro. Altrimenti diventa altro.

    Quindi, non: "ordine e controllo"; ma semplicemente utilizzo cosciente del cervello, in qualsiasi forma esso poi si vada a compiere, dal gesto emotivo al disegno preparatorio. Posso scegliere di esprimermi attraverso esperienze puramente emotive e spontanee, ma devo pur elaborare una teoria che giustifichi quella scelta. Ecco dove entra la ragione.

    Troppe volte mi sono trovato di fronte a persone pur brave che non sapevano perchè avevano fatto certe cose. Compreso il buon Bacon che per un suo quadro fino all'ultimo si chiede se è meglio dipingervi un capitello greco o un cane (a seconda di ciò che ci stava meglio). Pura immagine. Decorazione. Ignoranza e incoscienza di ciò che si sta facendo. Mi dispiace per lui e per coloro che lo adulano. (Tra cui c'ero io).

    La coscienza del gesto (razionale o emotivo) è esattamente il fulcro dell'Arte.
    Se non sai cosa stai facendo e soprattutto perchè lo fai, non sei un artista, ma un semplice decoratore di cose...

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  5. Certo fucsiaman,l'arte ha sicuramente un punto di partenza che è la ragione, come dici giustamente, l'incipit dell'opera, ma poi subentra altro, creatività gestualità, qualcosa di inspiegabile che trasforma un concetto ragionato ed espresso in una tela, in un'opera d'arte. Per quanto mi riguarda il decoratore è rinchiuso dentro certi canoni ben spiegati e ragionati, decori prestabiliti come fiori foglie ecc...
    Tutto si racchiude nella frase di Pollock scritta da Artisticando in un precedente post «Voglio esprimere i miei sentimenti e non illustrarli. E posso controllare il flusso del colore: non c’è casualità, come non c’è inizio né fine.» «Quando sono "dentro" i miei quadri, non sono pienamente consapevole di quello che sto facendo. Solo dopo un momento di "presa di coscienza" mi rendo conto di quello che ho realizzato. Non ho paura di fare cambiamenti, di rovinare l'immagine e così via, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco di farla uscire. È solo quando mi capita di perdere il contatto con il dipinto che il risultato è confuso e scadente. Altrimenti c'è una pura armonia, un semplice scambio di dare ed avere e il quadro riesce bene.»

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  6. ...certo. Poi subentra l'altro, che è ciò che ti pare, anche la pura gestualità emotiva.
    Ma devi pur avere un motivo logico, razionale e culturale per fare della gestualità emotiva un'opera che proponi alla società come "Arte".
    Non focalizzare l'attenzione sulla tecnica di realizzazione di qualcosa, ma semplicemente sul perchè lo fai, e vedi che non si sta dicendo niente di contraddittorio. Tu metti in evidenza ciò che viene già dopo la reale "coscienza" del perchè.
    A me non interessa come fai una cosa, nel senso che non è "come" la fai che la inquadra come Arte, ma "perchè" la fai. Comunque tu la faccia.
    Pollock infatti "vuole" esprimere i suoi sentimenti e quindi poi lo fa come meglio crede.
    La fase 1 (ragione del fare)è la scelta di voler esprimere sentimenti.
    La fase 2 (metodo e media) è la colatura istintiva dei colori (ma anche quelli non casuali, quindi ritorno alla fase 1).

    Come vedi, qualsiasi opera d'arte, che sia astratta o iperrealista, alla fine converge nelle due fasi. Ed è inevitabile che sia così.
    Fermo restando che rifiuto ogni classificazione di Arte per opere che nascono dalla incoscienza del loro significato.
    Uno che prende tela e colori e "rifà" un Pollock pari pari, non è un artista. Ma non perchè copia (anche i grandi si ispirarono ai precedenti), ma perchè non sa perchè stia facendo quella cosa.

    L'Arte presuppone cultura e filosofia del "fare" e del "perchè".
    E' una sottilissima differenza che però è l'unica chance che abbiamo per catalogare come Arte qualcosa. Soprattutto nella contemporaneità, che ha aperto qualsiasi forma non canonica alla comunicazione cosciente.

    L'opera d'Arte prevede:

    1) Coscienza del significato (sapere cosa si fa e perchè)
    2) Irriferibilità ad altre funzioni (deve significare per se stessa e non funzionalmente ad altro)
    3) Utilizzo di qualsiasi media (non esistono media privilegiati)
    4) Comunicazione delle proprie ragioni di fare Arte ad un fruitore.

    Come ho detto all'inizio, in questo ci sta proprio tutto e senza nessuna contraddizione con ciò che fedex bene esprime

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  7. Grazie fucsiaman per questo istruttivo scambio di idee è stato un vero piacere!!!

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