29.10.08

29.10.08 Martin Kippenberger "Arte vs Religione": Ultimo Atto

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Martin Kippenberger è stato un grande artista tedesco il cui vissuto è stato caratterizzato da forti tensioni interiori e tormenti esistenziali. E’ morto 11 anni fa, ad appena 44 anni, lasciando un discreto patrimonio di opere. Una di queste raffigura la "famosa" rana crocifissa, con un boccale di birra in una mano ed un uovo nell’altra. L’autore l’ha definito un autoritratto nato da un periodo buio, ma nel tempo il messaggio dell’opera si è evoluto diventando simbolo del mitteleuropeo tipicamente ubriacone e blasfemo in privato ma integerrimo cattolico in pubblico. Insomma l’artista non intendeva creare un’opera blasfema, al contrario si scagliava contro l’ipocrisia di chi bada più all’apparenza che all’essenza delle cose. Chiunque colga il significato dell’opera non può che essere d’accordo con lui. Si tratta quindi di un’opera in difesa della religione nel senso più puro, non contro di essa. Ma per cogliere il significato dell’opera bisogna, per l’appunto non fermarsi all’apparenza ma al contenuto, interpretare il significante per giungere al significato. Impresa che appare per l’appunto disperata per una parte ben definita dei cattolici che l’artista ben conosceva. Contro l’opera di Martin Kippenberger, la “rana in croce“, esposta nel nuovo Museo di Bolzano si era mosso anche il Papa, che, in una lettera del 7 agosto rivolta al Presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, aveva scritto che l’opera in questione “ha ferito il sentimento religioso di tante persone che nella croce vedono il simbolo dell’amore di Dio e della nostra salvezza che merita riconoscimento e devozione religiosa”. In un primo momento coperta da giornali e successivamente riposta in un angolo più nascosto del museo, la “rana in croce”, tuttavia, è rimasta esposta fino al 21 settembre, data di chiusura della mostra "Sguardo periferico e corpo collettivo". Così ha deciso la fondazione del museo, riunitasi il 28 agosto per stabilire il destino dell’opera.

Cosa è successo:

Il presidente provinciale Luis Durnwalder ha chiesto la rimozione dell’opera: “Si tratta di un’offesa”, lasciando anche intendere che l’artista era in realtà completamente pazzo: “Si tratta di un grande artista il cui vissuto è stato però caratterizzato da forti tensioni interiori e in questo caso sembra che egli abbia passato il segno”.

Il presidente del consiglio regionale Franz Pahl addirittura ha minacciato lo sciopero della fame.

L’assessore provinciale alla cultura Sabrina Kasslatter Mur : “Toglietela, ci offende, non siamo a New York“, tanto per far comprendere dove bisogna spostarsi perché l’arte abbia la libertà d’espressione.

Giuseppe Betori, segretario della Conferenza episcopale, ha detto: “Siamo rammaricati per la fine del dialogo tra mondo dell’arte e mondo religioso”. Ma certo, in fin dei conti siamo nel paese della Pietà di Michelangelo, della Cappella Sistina e dei musei vaticani, per la Chiesa il dialogo col mondo dell’arte consiste in: io ti pago e tu produci.

Il vescovo Wilhelm Egger ha affermato “I sentimenti religiosi hanno il diritto di essere rispettati. La rana crocifissa esposta al nuovissimo Museion d’arte moderna ha stupito tanti visitatori del Museion e li ha feriti nei loro sentimenti religiosi. Una mostra di opere simili non aiuta alla pace tra le culture e le religioni”.

Il presidente di An Alessandro Urzì parla di “atti blasfemi da parte degli autori”.

Dal canto suo Il Giornale, come sempre distinguendosi con l’analisi più approfondita, chiede provocatoriamente perché, come al solito, si sfotte la religione cattolica e non quella islamica. ...forse perché gli altoatesini che voleva sfottere Kippenberger sono cattolici?

E ora:

Ebbene, la direttrice Corinne Diserens, che aveva strenuamente difeso la scelta di esporre l’opera, è stata licenziata ieri. La motivazione ufficiale? Nel comunicato del consiglio della Fondazione del museo di arte moderna e contemporanea, riportato oggi dal Corriere della Sera, si legge: “La decisione è stata presa in seguito alla difficile situazione finanziaria determinata dalle ingenti spese impegnate senza l’autorizzazione degli organi collegiali e senza la necessaria copertura finanziaria”. Si parla di un buco di 500 mila euro e di mancata erogazione degli stipendi al personale. I sostenitori della ex direttrice (tra cui soprattutto i Verdi) ritengono, invece, che il licenziamento dipenda esclusivamente dalla polemica suscitata dall’esposizione della rana, che avrebbe fatto perdere circa dodicimila voti al Südtirol Volkspartei. Più recentemente, tra l’altro, un’altra scelta della Diserens è stata fortemente discussa: quella di esporre un’opera raffigurante una bandiera con una pseudo-svastica nella rassegna Sonic Youth, visitabile al Museion fino al 4 gennaio 2009.

E’ la dimostrazione che la battaglia per la laicità si combatte quotidianamente ad ogni latitudine del nostro sfortunato paese, purtroppo con esiti non soddisfacenti.

"Mi domando se l’offesa venga recepita nel significato dell’opera, cioè come critica nei confronti della fede quando ipocrita, e quindi implicitamente dichiarando che la fede sia una diffusa maschera, oppure sull’associazione cristo = rana che ci porta a un cristianesimo idolatra."

6 commenti:

  1. La vera offesa è chi non capisce un cazzo di religione e cristianesimo, a partire da questo Papen imbalsamato nell'ermeneutica di scritti e filosofie tese ad allontanare il vero cristiano dal messaggio fondamentale del Cristo. Ma poverino, è in buona fede. Solo che è tedesco e più di tanto non capisce. E' vecchio. Di età e di cervello. Non è Dio in Terra, non è il semplice Pietro su cui si è fondata la Chiesa, è solo un timoniere ubriaco, stanco di se stesso. Chi ama Cristo aspetta un altro Papa, quantunque venga.
    La rana, la famosa rana così vituperata da tutti i benpensanti con l'amante sotto il letto, è invece proprio il simbolo della degenerazione del comportamento umano di fronte al dramma purificatore del Cristo in croce. E' una ironia benevola verso Colui che capisce e non si arrabbia, è una metafora (metonimia) del vivere quotidiano e della deriva dei costumi.
    La croce diventa invece un dogma intoccabile, nonostante sia strumento umano di tortura, nonostante sia strumento umano di morte. La si santifica non più come oggetto ma in quanto simbolo del Cristo. Mai più usare una croce. Mai più mostrare una svastica. L'Uomo ha paura dei simboli e non degli umani. L'Uomo ha paura delle metafore e non delle bombe.
    Anche io stavo per fare una croce con una cosa sopra. Mi sono mancati i fondi. Se la faccio ora dicono che copio Martin. Non la farò più.
    Ma che Dio strafulmini tutti coloro che impediscono all'Arte di esprimersi e tutti i lacchè del perbenismo e, se ci avanza una saetta, anche questo Papa bavarese che mai così tanti danni è riuscito a fare verso i credenti.

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  2. Parlare di Chiesa oggi fa marketing. Curzio Maltese ne ha fatto un falsissimo libro sulle esagerazioni economiche presunte della Chiesa. Sputtanato velocemente. La Chiesa è argomento importante. E proprio per questo motivo che dovrebbe essere estremamente cauta nell'analizzare ogni fenomeno della società, proprio per non esporsi a facili contestazioni e critiche.
    Ma occorrerebbe un "management" accorto e preparato che non può essere trovato in un ottantacinquenne bavarese e nei vecchi che lo circondano.
    Non c'entra nulla con il discorso artistico. Ma dopo Obama mi aspetto finalmente un Papa nero. E possibilmente non "nero" gesuita.

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  3. Concordo pienamente fucsiaman... l'ignoranza è il male più grande della nostra società! Ci sono tante cose di cui si dovrebbe occupare la Chiesa: povertà, aiuto alle famiglie, sostegno... invece di preoccuparsi dell'Arte a suo dire blasfema o di “libretti” come il Codice da Vinci!

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  4. Sono esterefatta...

    Io sono cristiana... non praticante, sono una peccatrice,però mi chiedo; Perchè?
    Avrebbe potuto farne ameno, ci sono altre espressioni d'arte, lui, l'artista era cosciente che avrebbe scatenato questo putiferio.
    Non è la croce, ma quello che rappresenta per il mondo cattolico ad indignare, scusate ...ma ci sono altre forme di espressione d'arte, Al signore è venuta meno la fantasia con la consapevolezza che si sarebbe fatto una pubblicità niente male...

    Un abile stratega del MARKETING!!!!!!!|

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  5. L'artista non è più in vita Grazia, e le opere non si fanno pensando agli altri o alle conseguenze (sarebbe un freno alla creatività), ma esprimono lo stato d'animo dell'artista in quel momento, è una denuncia alla nostra società perbenista, dalla bella facciata e poi....

    Il vero insegnamento di Cristo per un cattolico, non è quello di piangerlo e pregarlo davanti ad una croce, ma di battersi fino alla morte per le proprie idee e per la propria fede, mettendo al primo posto gli altri a sé stesso!!! (Cosa che pochi cristiani fanno!!!)

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  6. L'Arte non ha etica. Non può averla. Esistono etiche differenti a seconda delle culture. L'etica è una sovrastruttura umana.
    Cristo sorride a quell'opera che, nel bene o nel male, reitera la simbologia cristiana verso chiunque e senza parlarne male, in fondo. Anzi.
    Non bisogna avere paura dei simboli. L'artista è (quasi sempre o quasi mai) cosciente di ciò che fa e se ne frega (almeno quello onesto) di ciò che consegue. Deve dire. Assoggettarsi alla tirannia del giudizio equivale ad assoggettarsi al mercato. Puro consumismo intellettuale rispetto a quello commerciale.
    Ci si vende agli altri. Si opera in funzione di qualcos'altro o di qualcun'altro.
    No.
    Si fa. Poi ognuno è liberissimo di criticare od offendersi, ma senza pretendere che ci sia una censura preventiva, peraltro basata su regole e principii umani e culturali, per cui soggetta anch'essa ad una censura preventiva che è la stessa relatività culturale delle idee umane.
    Chi censura i censori?

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