In un momento non facile per l’editoria tradizionale e in un contesto che vede la stampa in posizione sempre più arretrata rispetto al web, le buone idee di carta e inchiostro fanno la differenza. Eccone una nuova, davvero promettente: KLAT, un magazine trimestrale fatto di sole interviste: lunghe, approfondite, le migliori. Ogni tre mesi, un appuntamento da non perdere con i protagonisti dell’arte contemporanea, del design e dell’architettura. Il primo numero (issue #01│inverno 2009/2010) esce in queste settimane e propone le interviste esclusive a Stefano Boeri, Andrea Branzi, Fernando e Humberto Campana, Alfredo Jaar, Hans Ulrich Obrist, Alberto Tadiello, Patrick Tuttofuoco e Francesco Vezzoli. «Le interviste – dichiara Paolo Priolo, editore e direttore responsabile di KLAT – sono uno straordinario strumento di conoscenza e appassionano il lettore più di qualunque altro genere giornalistico. Consentono di andare in profondità senza annoiare e rappresentano un canale privilegiato per entrare in contatto con la dimensione umana e professionale di un artista, di un designer o di un architetto. Ovviamente, parliamo di interviste lunghe, vivaci, articolate, commissionate e realizzate ad hoc: le sole che vengono proposte su KLAT». «In Italia – prosegue – mancava un progetto del genere e all’estero, se escludiamo Interview, l’unico periodico d’interviste che mi viene in mente, interdisciplinare, è Mono.Kultur. Così, abbiamo realizzato KLAT: in edizione bilingue, italiano e inglese, e con una distribuzione internazionale. KLAT attualmente è distribuito in tredici Paesi: Italia, Germania, Inghilterra, Francia, Svezia, Finlandia, Norvegia, Belgio, Hong Kong, Malta, Singapore, Giappone e Stati Uniti. A breve si aggiungeranno Australia e Svizzera».
«Perché hanno l’energia per ripensare il mondo, ridefinirlo e riprogettarlo; perché permettono di
instaurare un rapporto saldo e allo stesso tempo mutevole con la realtà, con le sue regole: analizzandole, riformulandole e, magari, migliorandole. KLAT è TALK letto al contrario. Un modo ironico per definire, già dal nome, un nuovo alfabeto, un gioco nuovo, un nuovo modo di parlare, di conversare».
www.klatmagazine.com
Come si pone oggi un magazine cartaceo rispetto all’avanzata del web?
«In un certo senso, KLAT è il riflesso di quanto sta accadendo sul web e specialmente nei social network: esprime il desiderio diffuso, amplificato da fenomeni come Facebook e Twitter, di interagire, conversare, condividere, dialogare. Un desiderio che KLAT interpreta in forma rigorosa e dilatata, rinunciando alla brevità, al flusso effimero di emozioni e informazioni, e puntando invece sul piacere della lettura, sul confronto serrato, sull’approfondimento. KLAT è da leggere, godere e collezionare. Del resto, leggere una conversazione di quindici pagine online non è entusiasmante, meglio su carta…».Come definirebbe KLAT?
«KLAT è tante cose. È un riflettore acceso sui grandi nomi e le giovani star dell’arte contemporanea, del design e dell’architettura. È una ricca selezione trimestrale di domande e risposte, pensieri e passioni, immagini e parole. È un’indagine che annoda vicende umane, sfide professionali, idee e curiosità. È un archivio aggiornato di conversazioni, storie e visioni, un diario periodico scritto da chi rappresenta l’avanguardia della cultura visiva e progettuale contemporanea, la prima linea del design, la frontiera avanzata dell’estetica. KLAT, comunque, non sarà solo un magazine, ma un progetto che colloca l’intervista, come strumento d’indagine, su più livelli: quello cartaceo, quello della conversazione pubblica e quello del web. Per ora, posso dire che abbiamo in programma un primo talk con l’artista Mathilde Rosier, presso la galleria Raffaella Cortese di Milano, il 19 novembre, e che stiamo definendo un calendario di conversazioni per tutto il 2010 a New York, in collaborazione con il prestigioso Storefront for Art and Architecture, diretto da Joseph Grima».Perché avete scelto di focalizzarvi sull’arte contemporanea, il design e l’architettura?
«Perché hanno l’energia per ripensare il mondo, ridefinirlo e riprogettarlo; perché permettono di
instaurare un rapporto saldo e allo stesso tempo mutevole con la realtà, con le sue regole: analizzandole, riformulandole e, magari, migliorandole. KLAT è TALK letto al contrario. Un modo ironico per definire, già dal nome, un nuovo alfabeto, un gioco nuovo, un nuovo modo di parlare, di conversare».
www.klatmagazine.com
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